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Tessuti tecnici sostenibili

 

Tessuti tecnici più sostenibili e sicuri con i nuovi materiali polimerici

Il mercato dell’abbigliamento sportivo è in costante crescita così come quello dei tessuti tecnici e dei materiali per realizzarli. Esplosi con la moda dello streetwear, oggi i capi tecnici hanno conquistato un posto d’onore negli armadi di tutti. Performance, piacevolezza, facilità di manutenzione sono stati i fattori che hanno imposto i capi realizzati con tessuti tecnici, che ormai sono usciti dagli ambiti prettamente sportivi per diventare dei must have iconici e di tendenza.

I numeri in ascesa sono confermati da una ricerca di McKinsey che prevede il perdurare della tendenza positiva del settore. Si stima che i numeri del mercato globale dell’abbigliamento tecnico e sportivo continueranno a salire dell’8-10% all’anno fino al 2025, passando dai 295 miliardi di euro nel 2021 ai futuri 395 miliardi entro i prossimi tre anni.

Una situazione in rapida evoluzione che tuttavia chiede ai player del settore, piccoli o grandi che siano, di rispondere alla richiesta fondamentale di sostenibilità e circolarità dei prodotti e dei materiali.

L’industria tessile e dell’abbigliamento è una delle più inquinanti lungo tutta la sua filiera: dalla realizzazione dei tessuti, ai processi di produzione, fino allo smaltimento. Persino gli stessi lavaggi sono responsabili per il 35% del rilascio di microplastiche negli oceani.

L’Unione Europea ha quantificato in un report l’impatto ambientale dell’industria tessile che è responsabile del 10% dei gas serra, una percentuale maggiore del trasporto aereo e marittimo insieme. E arriva ad esortare i produttori a progettare prodotti che prodotti abbiano migliori prestazioni in termini di tossicità dei componenti, riciclabilità, ed efficienza dal punto di vista energetico.

La sostenibilità è dunque diventata una priorità sia per i consumatori che per i legislatori e a questa domanda le aziende devono rispondere introducendo materiali, catene di approvvigionamento e produzioni più sostenibili, impegnandosi a trovare soluzioni innovative.

Covestro ha presentato nuovi sistemi di materiali in poliuretano (PU) che sono più sostenibili e compatibili con l'ambiente in termini di materie prime, lavorazione e proprietà. Accanto a questi ha messo a punto pellicole in poliuretano termoplastico da usare in applicazioni tessili che sono compatibili con la pelle e garantite prive di sostanze nocive e inquinanti, certificate con OEKO-TEX Standard 100.

 

Fibre tessili elastiche a base di anidride carbonica per l'industria dell'abbigliamento

Uno dei passi fondamentali per la sostenibilità è trovare fonti di materie prime alternative al petrolio. I tessuti tecnici sono quasi sempre fatti con filati sintetici di provenienza fossile, e se questi sono di provenienza animale e vegetale quasi sempre hanno al loro interno filati sintetici, come lo spandex o altri elastomeri, per conferire quell’elasticità, espandibilità e flessibilità indispensabili ai capi sportivi che devono assecondare e favorire i movimenti. Covestro ha collaborato con l’università di Aachen per sviluppare delle fibre tessili elastiche che usano il carbonio proveniente dall’anidride carbonica e non da fonti fossili, proprio per le applicazioni nell'industria dell'abbigliamento.

I due progetti di ricerca sono riusciti a produrre fibre tessili elastiche a base di CO2 che sostituisce in parte il petrolio greggio come materia prima.

Dalla ricerca si è passati al processo di produzione su scala industriale, così da rendere disponibili per il mercato queste fibre innovative. Il loro impiego trova applicazione per esempio, nelle calze e nei tessuti medicali, sostituendo le tradizionali fibre elastiche a base di petrolio greggio.

Questo tipo di soluzione era già stata usata per la produzione di schiuma nei materassi e nelle pavimentazioni sportive e ora può essere impiegata dall'industria tessile. L’obiettivo è di espandere l’uso dell’anidride carbonica emessa dai siti di produzione che viene così recuperata e riutilizzata invece di essere dispersa nell’atmosfera dove contribuisce all’effetto serra e al riscaldamento globale.

"Questo è un ulteriore approccio molto promettente per consentire un uso sempre più ampio dell'anidride carbonica come materia prima alternativa nell'industria chimica ed espandere la base di materie prime", afferma Markus Steilemann, CEO di Covestro.

 

Rivestimenti tessili tecnici sostenibili

Il tessuto tecnico deve rispondere e numerose richieste. Spesso vengono chiamati tessuti intelligenti perché hanno numerose caratteristiche e prestazioni che le fibre naturali non posseggono. Un tessuto tecnico può essere ignifugo, antibatterico, antistatico, resistente alle abrasioni, impermeabile e che protegge dai raggi solari. Per ottenere tali proprietà viene utilizzato un rivestimento poliuretanico che deve incrementare le prestazioni fisiche e chimiche ma deve anche essere biocompatibile perché usato a contatto con la pelle.

Covestro ha immesso sul mercato nuove dispersioni di poliuretano che possono essere usate come leganti per la stampa tessile digitale e un sistema poliuretanico a 2 componenti che può essere utilizzato come rivestimento di tessuti tecnici.

Le pellicole in poliuretano termoplastico (TPU) sono stati certificati secondo lo Standard 100 da OEKO-TEX, il sistema di certificazione per le materie prime tessili che attesta che i prodotti non presentano rischi per la salute dei consumatori. I nuovi sistemi di rivestimento e film in poliuretano (PU) di Covestro sono più sostenibili e compatibili con l'ambiente in termini di materie prime, lavorazione e proprietà.

Una varietà di poliuretano anionica a base alifatica che può essere utilizzata per formulare inchiostri pigmentati a base d'acqua per la stampa digitale a getto d'inchiostro. La stampa tessile digitale consente la produzione economica di piccoli lotti, riduce il time-to-market e diminuisce i volumi di rifiuti fino all'85% rispetto alle tecnologie di stampa analogica.

I nuovi materiali sono soluzioni drop-in e quindi possono essere adottati senza bisogno di modificare la modalità produttiva.

I consumatori hanno compreso che anche gesti individuali incidono sull'impronta di carbonio ogni giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno. E tocca all’industria rispondere in modo concreto alla richiesta di sostenibilità e di circolarità, anche a partire da una semplice t-shirt.

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