
Come sviluppare una reale economia circolare
Il futuro dell'industria e il futuro del pianeta dipendono dall'impegno per realizzare in pieno un'economia circolare. Per attuarla non ci si può più affidare alla buona volontà dei singoli ma bisogna mettere in campo azioni congiunte tra parti sociali economiche e politiche. Solo così si può promuovere l'innovazione e portare i nuovi materiali e le tecnologie sostenibili a un'economia di scala. Sono sfide complesse ma con un potenziale enorme: è stato calcolato che l'economia circolare potrebbe generare benefici economici fino a 4 trilioni di euro entro il 2030.
Proprio l'industria della plastica è quella maggiormente coinvolta nei nuovi cambiamenti. Da un lato con la produzione di materiali alternativi ai polimeri sintetici di derivazione fossile, dall'altro con la ricerca di processi produttivi innovativi che emettono meno CO₂, infine con il recupero di rifiuti e scarti e il loro riuso intelligente sotto forma di materia prima riciclata.
Dal 1970 a oggi il consumo globale di risorse è più che triplicato e si è calcolato che la prevista ripresa economica del 2021 genererà il secondo aumento di emissioni di CO₂ della storia. Si aggiunga che i paesi a economia emergente non hanno accesso alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti: una grave minaccia all'inquinamento e alla salvaguardia dell'ambiente di tutto il pianeta.
L'unica opportunità è realizzare l'economia circolare a livello globale. È la chiave per ottenere la neutralità climatica, la conservazione delle risorse e la protezione dell'ambiente. Covestro, come leader tra le aziende produttrici di materie plastiche, è pronta a dare il proprio contributo per affrontare insieme ad altri soggetti sociali e politici una grande transizione e accelerare il passo verso una maggiore circolarità. Quando si parla di decarbonizzazione, l'industria chimica dei polimeri affronta una sfida doppia perché le risorse fossili e in particolare il petrolio greggio servono non solo come fonte di energia ma anche come fonte di materia prima nel processo di produzione.
Spingere sulla circolarità delle materie prime

Se la base di tutti i polimeri è il carbonio, l'obiettivo è quella di ottenerlo da fonti alternative al petrolio.
Ci sono tre modi:
- da biomasse come colza o barbabietola da zucchero
- dal riciclo di rifiuti
- dal recupero dai processi industriali o dall'atmosfera.
A livello globale, solo il 9% delle plastiche viene riciclato: una fonte di inquinamento e di spreco non accettabile. Anche se le tecnologie di riciclo della plastica sono molto avanzate non è ancora conveniente produrre polimeri con il riciclo rispetto all'uso del petrolio. È indispensabile che intervenga la politica con incentivi e tassazioni per rendere l'uso della materia prima competitiva almeno quanto quella proveniente da fonti fossili. L'unione Europea si è data l'obiettivo di raggiungere emissioni e inquinamento zero entro il 2050. Con il Green Deal si sono stabilite linee guida molto importanti:
- imballaggi da materia riciclata e riparabilità degli oggetti elettronici
- gestione dei rifiuti ottimizzata a livello UE
- classificazione delle economie considerate sostenibili, con penalizzazione di quelle inquinanti
- eco-bond e finanza verde per sostenere le attività virtuose.
L'industria chimica è chiamata sul fronte della ricerca per migliorare i processi di riciclo della plastica, così da alzare la qualità della materia prima risultante e da renderne possibile la produzione in un'economia di scala. A questo proposito Covestro ha dimostrato con diversi progetti sperimentali poi entrati in produzione, quanto sia possibile invertire la rotta e rendere altamente interessanti il recupero e il riciclo della plastica.
Tecnologie verdi per la produzione di energia
Decarbonizzare l'industria chimica dei polimeri significa usare energia da fonti rinnovabili o comunque sostenibili. Anche in questo campo Covestro, in linea con la sua mission aziendale, ha siglato un accordo di fornitura elettrica con il più grande produttore al mondo di eolico offshore, l’azienda danese Ørsted. Grazie a questo contratto, una parte della produzione in Germania sarà alimentata da un parco eolico con una capacità di 100 megawatt costruito al largo dell’isola di Borkum nel Mare del Nord. Si tratta di un passo senza precedenti per l'industria chimica in Europa. Tuttavia, solo l'industria chimica tedesca avrebbe bisogno circa 600 terawattora di energia verde a prezzi accessibili, che è superiore a quello dell'intera nazione. Per questo si sta guardando all'idrogeno come fonte alternativa di energia.
Idrogeno come fonte energetica

L'idrogeno è un propellente efficiente. Ha una densità energetica superiore: 1 kg contiene la stessa energia di 2,4 kg di metano e di 2,8 kg di benzina. I motori a idrogeno hanno un rendimento che arriva fino al 60% rispetto ai motori termici che invece oscillano tra il 20% e il 35%. Inoltre è facile da immagazzinare e da trasportare. Usato come propellente non ha nessun tipo di emissioni inquinanti perché il risultato della combustione è solo acqua.
Il modo più semplice ed economico di produrre idrogeno è estrarlo dagli idrocarburi o dalla gassificazione del carbone. Questo metodo, però, è fonte di emissione di CO₂ e non risolve il problema del gas serra. L'alternativa è un processo di elettrolisi che scinde le molecole dell'acqua con energia elettrica ricavando da un lato idrogeno e dall'altro ossigeno. Se il processo è realizzato con energia eolica o solare si ottiene idrogeno verde con un processo a impatto zero. Questo sistema permetterebbe anche di assorbire i surplus di energia da fonti rinnovabili che non è conveniente immagazzinare in costose e inquinanti batterie.
Penso che l'idrogeno sia molto importante per le industrie ad alta richiesta energetica come la siderurgia e la chimica. È la migliore alternativa per ridurre la CO₂. Abbiamo bisogno di produrne di più e di infrastrutture per portarla ai siti produttivi. È una grande sfida che richiede cooperazione internazionale. Così come è necessaria una collaborazione tra l'industria chimica e quella dell'energia per la produzione di idrogeno.
Se attualmente i benefici investimenti/ricavi sono ridotti, nel tempo la produzione di scala determinerà un vantaggio economico e non solo ambientale. Così come nell'eolico, dove le nuove tecnologie hanno permesso un abbattimento dei costi del 70% rispetto agli esordi: ora risulta conveniente la produzione di energia nei siti offshore quasi quanto i modi tradizionali anche senza sovvenzioni governative. È per questo che il supporto economico e normativo della politica resta determinante nella fase iniziale e ha un'azione che spinge il cambiamento verso economie sostenibili.
L'UE ha l'obiettivo di installare 40 gigawatt di elettrolizzatori entro il 2030. Questi progetti iniziali possono gettare le basi per una produzione di scala conveniente in termini di costi. È così che si crea la sostenibilità: attraverso progetti che diventano visione concreta del futuro che si realizzerà.
Non solo produzione con nuove materie prime ma anche riuso e recupero

Oltre a rendere i processi produttivi completamente privi di fossili con l'uso di energie green e di materie prime rinnovabili, l'industria deve costruire prodotti che siano riutilizzabili, riparabili, privi di scadenza programmata. Giunto a fine vita, un manufatto non deve diventare rifiuto ma risorsa da riciclare. Il recupero della materia prima richiede soprattutto cambiamenti nel comportamento delle persone e della società. Conservare le risorse limitate della terra e proteggere ambiente e natura deve essere la preoccupazione principale della politica che attraverso atti legislativi può incentivare, regolare e indirizzare le azioni delle persone come quelle della produzione. Servono sempre più soluzioni congiunte.
Ci sono sempre più intuizioni, idee e invenzioni che dobbiamo realizzare insieme. Ma abbiamo anche bisogno di migliori condizioni quadro per gli investimenti che devono essere fatti.